L’economia circolare rappresenta una svolta drastica nella lotta agli sprechi e all’inquinamento ambientale, che ha ormai assunto caratteri globali e catastrofici. Il modello economico proposto dall’economia circolare si fonda su una mentalità orientata al riciclo e al riutilizzo delle materie prime coinvolte in tutte le fasi del processo produttivo. Uno dei principali punti di forza di questo modello è la sua applicabilità a tutti i settori dell’economia. Anche l’automotive, infatti, può trarre grandi benefici dall’economia circolare.
Pacchetto Economia Circolare
L’Unione Europea ha adottato, lo scorso 4 Luglio 2018, quattro direttive a favore di un modello economico più sostenibile, che tutti gli Stati membri dovranno recepire entro il 5 Luglio 2020. A partire dal 2025 sarà vietato depositare in discarica rifiuti riciclabili e biodegradabili. Il riciclaggio dovrà coinvolgere entro il 2030 il 70% dei rifiuti urbani e l’80% di quelli da imballaggio.
Questi fra i tanti obiettivi a cui ogni Stato Europeo sarà chiamato a orientarsi nel recepimento delle nuove direttive UE in tema di sostenibilità. I benefici dell’economia circolare potrebbero essere tali, che l’UE stima di poter ottenere un aumento del Pil del 7% entro il 2030 grazie a questo modello innovativo di gestione delle risorse che salvaguarda al contempo l’ambiente.
Nuove prospettive per un automotive sostenibile
Secondo una recente modifica della direttiva Europea 2000/53/CE relativa ai veicoli alla fine del loro ciclo di vita, gli Stati membri dell’UE dovranno obbligatoriamente riciclare almeno il 95% di un veicolo in fin di vita, senza che questo gravi in alcun modo sulle tasche dei consumatori. L’industria che da più tempo si sta approcciando alle nuove frontiere dell’economia circolare è sicuramente quella automobilistica, sia in Italia che in Europa.
Infatti, se la transizione verso un modello economico circolare dovesse essere portata a termine, a guadagnarci sarebbe innanzitutto il pianeta, ma non solo. Secondo le stime dell’associazione dei ricostruttori di ricambi automotive (Apra), il mercato dei ricambi produce un valore pari a 8 miliardi di euro, solo in Europa.
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I vantaggi dell’economia circolare per l’automotive
Il settore automobilistico è fra i principali responsabili della crisi globale relativa alla carenza di materie prime e all’inquinamento del pianeta. Per le dimensioni raggiunte, l’automotive non può prescindere dall’utilizzo di esorbitanti quantità di materie prime e fonti di energia fondamentali per tutte le fasi del ciclo produttivo e non solo.Tuttavia, il modello economico lineare su cui si basa il settore automobilistico – e l’economia in generale – che tradizionalmente prende, usa e getta con lo scopo di massimizzare i profitti, non è più adatto ad una realtà caratterizzata da una forte carenza di risorse.
L’economia circolare sembra quindi essere l’unica soluzione in grado di coniugare la salvaguardia del pianeta e delle sue risorse con la tutela di un settore di importanza globale quale quello automobilistico. Una semplice riduzione dei volumi di produzione andrebbe sicuramente a favore dell’ambiente ma danneggerebbe un settore che offre opportunità a milioni di persone e offre servizi e prodotti ormai indispensabili nella vita di molti.
Il modello economico circolare, invece, offre nuove prospettive in termini di materie prime e fonti di energia utilizzate, che portano con sé vantaggi non solo per l’ambiente ma anche per l’economia.
Dalle materie prime…
La causa della crescente carenza di risorse offerte dal pianeta non è tanto la quantità, quanto la natura delle materie prime utilizzate. Di norma, un’auto di proprietà giace inutilizzata per il 92% del suo ciclo di vita. Molti dei componenti di un veicolo in fin di vita, quindi, potrebbero essere recuperati e inseriti in un nuovo ciclo produttivo e la differenza qualitativa tra un prodotto ottenuto grazie al riciclo di materie prime seconde ed uno assemblato con materie prime vergini sarebbe impercettibile.
Alle fonti di energia…
Un altro aspetto critico che deve essere considerato in un’ottica di transizione verso l’economia circolare e la riduzione dell’impatto ambientale è la tipologia di risorse energetiche impiegate. Un modello economico circolare effettivamente realizzato non può trascurare la necessità di ricorrere a fonti di energia rinnovabili, che consentano di dismettere definitivamente i combustibili fossili, inquinanti e prossimi all’esaurimento.
La rivoluzione parte dallo pneumatico
Come già anticipato, la stragrande maggioranza dei componenti realizzati e assemblati in prodotti finiti all’interno del settore automotive potrebbero essere riutilizzati. In particolare, lo pneumatico, progettato fin dalle sue origini con caratteristiche che permettono lo smontaggio e il riutilizzo delle sue strutture portanti, si presta da oltre un secolo al modello dell’economia circolare. Questo componente è un perfetto esempio del contributo concreto che l’automotive può apportare in termini di sostenibilità, verso un percorso circolare di consumo e produzione.
Tra i più importanti ricostruttori di pneumatici vi sono colossi della produzione mondiale, come Michelin e Continental. In Italia il leader è Marangoni. Lo stesso Osservatorio sulla Mobilità sostenibile di Airp (Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici) sottolinea l’aspetto strategico dell’economia circolare, in grado di ridurre drasticamente la produzione di PFU (Pneumatici Fuori Uso). Per estendere una filosofia del riciclo e del riutilizzo così fruttifera a tutti gli aspetti della produzione del settore automobilistico, è necessaria un’attenta progettazione di tutte le componenti, che con lungimiranza elabori le caratteristiche ottimali di un prodotto che possa perdurare nel tempo ed essere reinserito nel processo produttivo, riducendo significativamente gli sprechi.
Sono ormai evidenti i benefici di un modello economico circolare sostenibile ma molto deve ancora essere fatto per completare la transizione dal modello lineare all’economia circolare; una transizione della quale potremmo giovare tutti.