Pressoché tutte le grandi innovazioni tecnologiche degli ultimi decenni sono precedute da una serie di interrogativi: “Servirà? Porterà problemi? Rimpiazzerà in qualche modo il ruolo dell’essere umano?”. La dose di questi quesiti non può che essere rincarata se la novità viene percepita come un possibile rischio per la sicurezza pubblica e personale. E’ questo il caso della Driverless car di Google (Autovettura autonoma, italianizzando), il veicolo automatico che non necessita di un guidatore (foto).
Precisiamo che è un ramo del colosso californiano ad occuparsi di questo progetto al limite del futuristico: si tratta di Waymo, le cui redini sono in mano a Sebastian Thrun, già co-inventore di Google Maps. L’ingegnere di Stanford sembra quindi voler nuovamente stravolgere le nostre abitudini in materia trasporti. Se però mappare l’intero pianeta e portare il tutto sul nostro smartphone può presentare (quasi) unicamente dei vantaggi, saremmo davvero disposti ad affidare la nostra incolumità ad un Computer?
E’ quello che spera il CEO del progetto Waymo, John Krafcik, che si è detto entusiasta dei progressi raggiunti dalla sua società e annuncia, pur senza sbilanciarsi con orizzonti temporali precisi, che l’arrivo della Driverless car è imminente e possibile prima del 2020, data prevista in prima battuta.
I numerosi test già svolti
Un settore così estremamente innovativo è scandito indubbiamente da tempistiche lunghe per le quali non si possono fare previsioni certe; l’azienda americana ha però eseguito svariati test percorrendo oltre 5,6 milioni di chilometri negli ultimi otto anni, i primi dei quali in condizioni climatiche calde e asciutte. Ultimamente gli esperimenti sono stati estesi anche a situazioni meteorologiche più impervie, come il freddo invernale e nevoso del Michigan.
“Per i conducenti umani, il mix di condizioni invernali può influenzare la visibilità e il modo in cui il veicolo è in grado di gestire la strada. Lo stesso vale anche per le vetture a guida autonoma”, ha dichiarato John Krafcik, presidente dell’impresa di Google che strizza l’occhio ai film di fantascienza. “Questo tipo di test ci darà l’opportunità di valutare il modo in cui i nostri sensori si comportano in condizioni climatiche umide e fredde”.
Qualche meridiano più a Ovest, in Arizona, ha visto invece la luce il programma Early Rider, ulteriore passo verso l’implementazione di queste vetture autonome nella nostra realtà quotidiana. Vediamo nello specifico di cosa si tratta.
Early Rider
La società con sede a Mountain View sta offrendo corse gratuite e sperimentali ad un numero ristretto di residenti di Chandler, sobborgo di Phoenix. Le Chrysler Pacifica autonome caricano i soggetti selezionati e percorrono alcune strade dello stato del Grand Canyon, scelto non casualmente ma poiché ancora privo di regolamentazione in materia, permettendo così a Google di bypassare l’obbligo di divulgare i risultati dei test e di eventuali incidenti.
Chi ha provato tale esperienza (video) si è detto soddisfatto della prudenza dimostrata dal veicolo e piacevolmente sorpreso della libertà consentita dal viaggiare senza bisogno di partecipare attivamente alla guida.
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Le principali caratteristiche
L’attuale prototipo di Driverless car sfrutta un modernissimo algoritmo di mapping (video), in grado di implementare i dati rilevati dai numerosi sensori e telecamere poste esternamente al veicolo con una serie di mappe offline pre-impostate, che permettono di ricostruire l’ambiente circostante e in contemporanea vengono aggiornate dai dati stessi.
Altra caratteristica appena brevettata è un innovativo sistema di airbag esterni in grado di ridurre le conseguenze di potenziali investimenti di pedoni e ciclisti. Consiste sostanzialmente in una serie di “palloncini” disposti a strati intorno alla vettura, che vengono attivati secondo un modello predittivo in caso l’intelligenza artificiale del computer di bordo percepisca uno scontro imminente e inevitabile.
Internamente, invece, le peculiarità più rilevanti sono gli schermi posti sui sedili anteriori, che permettono ai passeggeri di vedere in diretta la strada percorsa (al fine di infondere in loro sicurezza durante il tragitto), e un pannello di comandi posto al centro del soffitto (foto).
Questi permettono di bloccare o sbloccare le porte, avviare l’auto, accostare l’auto o chiamare il supporto tecnico di Waymo. In definitiva, quello della Driverless car sembra un trend in continua evoluzione e una branca dell’automotive sulla quale spingono diverse grandi case automobilistiche all’avanguardia (Nissan ha appena testato un’automobile completamente autonoma a Tokyo).
In attesa delle numerose novità che sicuramente seguiranno, sembra scontata ma necessaria la chiosa per chiudere momentaneamente l’argomento: voi, vi fidereste?