Negli ultimi anni numerose case automobilistiche hanno iniziato a produrre auto elettriche per fronteggiare il problema dell’inquinamento scontrandosi, però, con le aspettative degli utenti che ritengono necessaria una maggiore autonomia per poter percorrere un più alto numero di chilometri con una sola carica.
Uno studio del Transport Research Laboratory (TRL) ha evidenziato come soltanto il 50% degli utenti prenderebbe in considerazione l’acquisto di un’auto elettrica se questa fosse in grado di offrire un’autonomia di 320 km; percentuale che salirebbe al 90% con il crescere dell’autonomia a 480 km.
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Un maggiore coinvolgimento – si potrebbe pensare – sarebbe ottenibile attraverso l’impiego di batterie più potenti, in grado di aumentare la quantità di chilometri percorribili con una sola carica. Purtroppo non tutto è così semplice.
Se l’adozione delle auto elettriche, come già detto, è legata a un tentativo di ridurre l’inquinamento, l’impiego di batterie più potenti rappresenta una strategia fallimentare e contraria al principio originale. La produzione di batterie più capienti, infatti, comporta, in prima battuta, un significativo incremento delle emissioni di CO2, dovuto ai processi di produzione, e a un maggiore dispendio di risorse per lo smaltimento alla fine del ciclo di vita del veicolo.
Il risultato è un aumento dei costi non indifferente: per il cliente, nell’acquisto dell’automobile, e per l’ambiente, in termini di inquinamento. Entrambi fattori poco favorevoli per una potenziale adozione di massa dei veicoli elettrici.
Come stanno agendo i produttori di auto elettriche?
Le case produttrici trovano maggiori difficoltà nella commercializzazione di veicoli che non aderiscono del tutto alle richieste del mercato. Generalmente, quindi, scelgono di assecondare i consumatori garantendo maggiore autonomia delle auto elettriche nonostante le conseguenze negative che questo comporta per l’ambiente.
Alcune aziende, però, si stanno impegnando per invertire questa tendenza. Joachim Kunz, responsabile europeo R&S di Mazda, ha reso noto che per la prima auto elettrica del gruppo nipponico, la MX-30, sono state utilizzate batterie con un’autonomia dichiarata di 200 km. Questa scelta è anche avvalorata dai dati del NTS, da cui risulta che il viaggio giornaliero medio in auto nel 2019 è stato di 21,6 km, cifra che non è cambiata dal 2009. Una ricerca della RAC Foundation ha anche rilevato che i conducenti del Regno Unito percorrono in media 16.700 km all’anno, corrispondenti a 72,4 km al giorno, con valori ancora più contenuti, 15.184 km, da parte dei proprietari di modelli elettrici.
Di recente anche Thomas Ingenlath, Ceo di Polestar – azienda del Gruppo Volvo Geely – ha dichiarato che l’autonomia di un modello elettrico deve essere di circa 300 miglia (approssimativamente 480 km) per ”essere competitiva” sul mercato. Ha continuato dicendo che l’industria ”non può impegnarsi in questa corsa all’autonomia e andare davvero in una direzione irresponsabile”. Ancora: ”Se parliamo di rendere un’auto più efficiente, io sono d’accordo, ma se stiamo solo aggiungendo sempre più chilowattora solo per migliorare commercialmente la gamma, questo non ci aiuta certo ad avvicinarci alla sostenibilità delle auto”.
Secondo un sondaggio di KPMG, il 98% dei dirigenti del settore e l’83% dei consumatori vedono la sostenibilità come un fattore chiave di differenziazione. Alla luce dei risultati ottenuti, KPMG suggerisce ai produttori di auto elettriche di rendere più noto anche l’impatto di CO2 che, allo stato attuale, deriva dalla costruzione di un veicolo nel tentativo di sensibilizzare ulteriormente gli automobilisti.
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