Industria auto: l’instabilità turca
Uno degli avvenimenti che ha recentemente scosso la stabilità della Turchia (così come quella globale) è il tentato colpo di stato di tre giorni fa.
Nonostante il suo fallimento, le ripercussioni negative si sono riversate sull’intero Paese, rendendo precario il suo equilibrio economico, sociale e, ovviamente, politico-istituzionale.
Dopo il Brexit, si parla quindi di un secondo evento in grado di incidere non solamente sulle vendite complessive ma anche sulle forniture di auto e veicoli commerciali ai mercati europei.
Industria auto: l’importanza della Turchia
Per chi non lo sapesse, la Turchia è uno dei Paesi più attivi nel settore automobilistico, in quanto sede di grandi stabilimenti. Si parla di Ford Otosan, Honda Turkiye, Hyundai Assan, Oyak Renault, Tofas (FCA) e Toyota.
Rispetto all’anno precedente, l’incremento della produzione è stata del 16% mentre quello delle esportazioni del 12%. La continua crescita del mercato turco ha attirato numerosi investimenti tra il 2013 e il 2014.
Il loro ammontare si aggirava intorno ai 4,5 miliardi di dollari, destinati ad avviare la produzione di nuovi modelli e incrementare la capacità degli stabilimenti.
A questi hanno fatto seguito ulteriori 1,2 miliardi di dollari, stanziati nel 2016 affinché si potesse supportare la fabbricazione di alcune vetture: si parla della nuova Hyundai i10 e della Civic di Honda.
A queste poi si aggiunge innanzitutto la produzione pressa la Tofas della famiglia Tipo, nata dalla collaborazione tra Fiat e la turca Koç Holding.
Inoltre, a Bursa, Renault ha avviato la progettazione della nuova generazione della Mégane Sedan e ha potenziato la Clio hatchback e sport torre.
Il successo mondiale dei modelli fabbricati in Turchia è stato così elevato da portare alcune case automobilistiche, tra le quali la stessa Renault, a fissare obiettivi molto ottimistici.
La casa francese infatti, si era prefissata di raggiungere gli 1,9 milioni di unità, apparentemente raggiungibile. Purtroppo però il tentato golpe ha completamente cambiato le carte in tavola. Cosa ne sarà del futuro del Paese?