La prima parte terminava con una dichiarazione piuttosto caustica del vulcanico CEO di Tesla, messa in chiusura come espediente per dare coerenza alle due parti dell’articolo. Vediamo ora il secondo pezzo per capire cosa ha in serbo per noi lo stesso Elon Musk e il suo avanguardistico team di sviluppo.
SECONDA PARTE: The Boring Company
Il parallelismo tra mezzi volanti e sotterranei su cui gioca l’intero scritto è in verità una nostra scelta, fatta a fini narrativi e per fornire una panoramica di confronto tra due fenomeni tutto sommato inerenti. Essi non si sono posti in diretta concorrenza o in conflitto, almeno non apertamente o non ancora (se da un lato Uber sta includendo alcuni veicoli a marchio Tesla nel suo servizio, dall’altro la società di Elon Musk ha rifiutato un’importante proposta di partnership formulata dalla prima).
Appurato ciò, la descrizione del sottoprogetto The Boring Company sul suo sito ufficiale si apre con un riferimento implicito a Uber, emblematico di una situazione non proprio amichevole: l’incipit sostiene che per risolvere la delicata questione del traffico “distruggi anima”, le strade debbano svilupparsi su tutte e tre le dimensioni, ponendo la scelta evolutiva in materia di trasporti ad un bivio tra macchine volanti o tunnel sotterranei. Ma -e qui viene la parte interessante- a differenza delle macchine volanti, i tunnel sono impermeabili, nascosti alla vista e non ti cadranno in testa.
L’intento che traspare da una frecciatina neanche troppo leggera, che ricordiamolo non cita direttamente Uber, potrebbe essere di svalutare la potenzialità di un’idea futuribile che si percepisce come concorrente, oppure di sminuire un’ipotesi diametralmente opposta per far risaltare il proprio modello. Resta il fatto che un approccio aggressivo come quello messo in pratica da Musk può stonare con il politically correct che di solito adottano i big del settore nelle comunicazioni istituzionali, ma sicuramente rientra nell’indole del personaggio tratteggiata dai media.
La presentazione continua illustrando come tale progetto potrebbe realisticamente funzionare: una vasta rete di tunnel sotterranei rappresenterebbe un prezioso contributo per ridurre il traffico cittadino, indipendentemente dalle dimensioni del nucleo urbano. Risulta fondamentale a tale scopo una velocità più significativa rispetto ai modelli sinora sperimentati e una parallela diminuzione dei costi di almeno 10 volte.
L’implementazione dei tunnel nell’infrastruttura cittadina aprirebbe la strada anche a Hyperloop, ipotesi di trasporto ad alta velocità antecedente (2012-2013) ma sempre figlia del visionario CEO di Tesla, che dovrebbe interessare lo spostamento di merci o persone attraverso tubi a bassa pressione e in tempistiche da record (si ipotizza la tratta New York-Washington in meno di 30 minuti).
Perchè i tunnel?
Nello spiegare la motivazione che l’ha portata a intraprendere la via sotterranea e non quella aerea, Tesla fa nuovamente riferimento a Uber Elevate, evidenziando quali sarebbero i benefici del proprio servizio rispetto alle criticità del suo “antagonista”. Tra queste spiccano le problematiche relative all’imprevedibilità del meteo e al rumore, cosa che lo stesso Uber appuntava curiosamente tra i punti di forza.
Quali sono allora i tanto proclamati benefits dei tunnel underground ?
Intanto non sussiste un numero massimo di strati attraverso cui sviluppare lo scheletro della struttura, ed è quindi possibile neutralizzare traffici di qualsiasi intensità. In favore delle ipotetiche gallerie gioca anche l’impermeabilità del materiale di cui andranno a costituirsi, e il fatto che non essendo in vista sono meno invasive nei confronti dello skyline cittadino.
Considerando un quadro generale così promettente ci si potrebbe chiedere perché nessuno abbia già tentato di percorrere questa strada in passato; la società americana si porta avanti e risponde al quesito portando all’evidenza come i costi siano effettivamente proibitivi, raggiungendo la surreale cifra di un miliardo di dollari per ogni miglio di percorso.
Elon Musk dichiara di conoscere la ricetta per decimare le onerosità del progetto sino a renderlo una proposta economicamente interessante: grazie all’innovativo sistema fatto di binari elettrici e relative piattaforme adibite al trasporto dei veicoli, è possibile ridurre il diametro dei tunnel a una misura approssimativa di 4 metri, contro gli 8 metri e mezzo delle tradizionali gallerie a cui siamo abituati; ciò permette una decurtazione del prezzo di 3 o 4 volte.
Oltre a questo, la modalità di costruzione può subire un significativo incremento di efficienza, creando un processo continuo che non si suddivida in due fasi come quelli attualmente conosciuti e praticati (in cui sostanzialmente metà del tempo si perde per la realizzazione della struttura di supporto). Si risparmia poi sulla voce personale, essendo tutto automatizzato, e in termini di consumo di carburante, considerando che l’intero svolgimento delle fasi sfrutta l’energia elettrica.
Il terreno e la questione terremoti
Se i veivoli di Uber destavano preoccupazioni per le avversità metereologiche, un altro fenomeno naturale mette in discussione la fiducia riposta nei tunnel made in Telsa. Stiamo parlando dei terremoti, tutt’altro che infrequenti sul suolo americano.
Specialmente in alcune zone a elevato rischio come la California, quando l’intervento umano modifica la morfologia del territorio e in particolare agisce sotto di esso, non si può prescindere da un’attenta analisi del pericolo sismico. Quello che non ci si aspetterebbe è che in realtà i tunnel sono annoverati tra i posti più sicuri in cui trovarsi durante un terremoto, tanto che nel corso di due dei più importanti episodi di questa spiacevole calamità -accaduti rispettivamente nel 1985 in Messico e nel 1989 in California– i tunnel sotterranei non solo non hanno riportato danni, ma sono stati utilizzati per fornire soccorso alle vittime.
Un’ultima preoccupazione che potrebbe sorgere relativamente a questo progetto riguarda i detriti, che scavando si accumulano solitamente in superficie e presentano problematiche di smaltimento. The Boring Company ha la risposta anche a questo interrogativo, avendo stanziato una parte degli investimenti nella ricerca di un sistema di gestione dei rifiuti che ricicli il materiale estratto per la fabbricazione di mattoni utili alla costruzione dei tunnel stesso. Si crea quindi un ciclo in grado di auto alimentarsi, riducendo al tempo stesso i costi e la dispersione di scorie nell’ambiente.
Le piattaforme
L’intero sistema agirebbe grazie a piattaforme a spinta elettrica in grado di muoversi su rotaie, così da garantire una serie di vantaggi:
- Sicurezza: si incrementa eliminando a priori l’evenienza dell’errore umano.
- Velocità: nei centri urbani si stima di toccare quota 200 km/h, sempre in totale sicurezza.
- Versatilità: le piattaforme sono in grado di trasportare indifferentemente dalle automobili alla merce di quasi ogni tipo, peso permettendo. Se poi si riuscisse a realizzare parallelamente anche Hyperloop, le capsule a base del progetto porterebbero la velocità di punta a quasi 1000 km/h.
- Zero Emissioni: qui vale lo stesso discorso già fatto per Uber Elevate, e in generale per il trend su cui sembra allinearsi l’intero settore dei trasporti in ottica futura, per cui la sostenibilità dell’energia elettrica tenderà a ridurre all’osso l’inquinamento.
I primi test
Attraverso i canali social è stato lo stesso Musk ad aggiornare i suoi tanti seguaci sugli ultimi sviluppi, che hanno visto testare i primi 150 metri di tunnel nelle viscere di Los Angeles, città scelta per la fase di testing in ragione dei suoi spazi sterminati e dell’appoggio del sindaco Eric Garcetti.
La tratta dovrebbe svilupparsi parallela all’autostrada Interstate 405, dall’aeroporto internazionale di Los Angeles (LAX) fino all’autostrada 101, per un totale di circa 20 km scaglionati da una una serie di rampe d’uscita; le suddette, poste quasi a ogni miglio, consentiranno agli automobilisti di immettersi nuovamente sulla rete stradale classica (come si può evincere dal video a fine articolo).
In pratica si verrebbe a creare un passante tra i versanti nord e sud della metropoli losangelina, e si vedrebbero radicalmente ridefinite le tempistiche di movimento in una delle città più trafficate del pianeta. L’ambiziosità del progetto ha generato tanto hype da permettere alla “compagnia noiosa” di vendere cappellini brandizzati per la bellezza di 300 000 dollari, aggiungendo ulteriori finanze a un fondo d’investimento già sostanzioso.
Le ultime considerazioni
Sulla base dei presupposti delineati dall’articolo possiamo disegnare un quadro molto generico, fatto di pochi elementi certi e di molti quesiti ancora irrisolti: quale compagnia riuscirà a coniugare meglio innovazione e comodità del trasporto? assisteremo ad una coesistenza conflittuale o collaborativa? nel lungo termine avrà successo solo una, entrambe o nessuna delle due?
Si vedrà, ad oggi possiamo solo dedurre che l’attuale accezione di spostamento in auto è destinata a mutare già dalle prossime generazioni, per le quali l’utilizzo del manto stradale potrebbe diventare opzionale o addirittura desueto.