Uber e Tesla sembrano intenzionate a sviluppare il trasporto urbano su due direttive sino ad ora impensabili.
La prima, con Elevate, vuole portare nei cieli lo spostamento in automobile, e guardare comodamente dall’alto le auto impantanate nel traffico cittadino.
La seconda, con The Boring Company, immagina un reticolo di tunnel sotterranei, che superino con disinvoltura il flusso di macchine intenso delle strade più impegnate.
Sopra la nostra testa o sotto i nostri piedi, dove viaggeranno le auto nel nostro avvenire?
PRIMA PARTE: Uber Elevate
Una rete di trasporto pubblico sulla falsariga del car-sharing ma che solchi i cieli delle più importanti metropoli del pianeta: è una descrizione semplicistica del progetto Uber Elevate. La sua missione? Partorire una sorta di ibrido tra elicottero, drone e aeroplano da turismo, in grado di risolvere il problema del traffico iper-saturo delle grandi città.
Quella sorta di “taxi volanti” che abbiamo ammirato nei cartoni della nostra infanzia come i Pronipoti di Hannah e Barbera, e rivisto nelle pellicole fantascientifiche della nostra adolescenza come Blade Runner di Ridley Scott, potrebbero non essere più utopia, se la visionaria azienda americana riuscisse a estendere ulteriormente la sua gamma di servizi, non più in orizzontale ma in verticale.
Reason why
Ogni giorno vengono sprecate milioni di ore sulle strade di tutto il mondo. Solo l’ultimo anno, l’abitante medio di San Francisco ha passato 230 ore in macchina tra casa e lavoro, traducendosi in uno spreco quotidiano che ammonta a mezzo milione di ore potenzialmente produttive. Ciò significa da un lato una diminuzione del tempo da dedicare al lavoro e alla famiglia, e dall’altro un aumento di stress e di consumo del carburante, con tutte le problematiche che ne conseguono.
Lo scopo dell’On-demand aviation è di restituire ai cittadini questo tempo perso, rivoluzionando e migliorando radicalmente la mobilità urbana. Il progetto vuole infatti decongestionare il traffico tradizionale, implementando nel settore dei trasporti una rete di Aircraft elettrici (foto) denominati “VTOL” (Vertical Take-off and Landing), in grado di decollare e atterrare verticalmente, nonché di muoversi lungo tutte e tre le dimensioni dello spazio; nella sua fase embrionale la rete interesserà unicamente l’area urbana, ma non è da escludere che in futuro si estenda in modo da interconnettere le varie città.
Per rendere possibile tutto ciò serviranno delle piattaforme -o “vertistops”- dedite al decollo/atterraggio di più veicoli per ognuna, e dotate di dispositivi di ricarica elettrica per gli stessi. Si prevede di sfruttare a questa finalità terreni inutilizzati, eliporti già esistenti o il piano più elevato dei parcheggi multi livello. Questa rivoluzionaria mobilità sarà snaturata dalle rotte preimpostate e non dovrà rispettare i percorsi dettati dalla struttura del territorio, così garantirsi piena libertà al movimento.
L’esempio esistente più vicino a questo concetto di trasporto sono gli elicotteri, a differenza dei quali si vuole però utilizzare un’alimentazione elettrica. Così facendo verrebbero a mancare le emissioni nocive per l’ambiente e si potrebbe smorzare l’inquinamento acustico.
I costi
L’immaginario comune associa il muoversi via aria ad alti costi, a cui possono far fronte -privatamente- solo una ristretta élite di persone e -pubblicamente- solo se le grandi distanze da percorrere lo rendano necessario (una tantum). Uber sembra intenzionata a superare anche questa barriera ai costi adeguando tale tecnologia alle tasche di tutti, tanto che si stima un servizio economicamente meno impegnativo del possedere e mantenere una comune automobile.
Affinché vengano ammortizzati i costi di una tecnologia così avanzata serve una diffusione capillare e in tempi non troppo lunghi. L’iniziale fase di lancio subirà di conseguenza delle perdite, a cui dovranno porre rimedio ingenti investimenti di capitale. Tuttavia, se diamo uno sguardo al prospetto economico (foto) realizzato dalla compagnia, i costi da sostenere nel lungo termine non sembrano così esorbitanti, e potrebbero permettere prezzi competitivi per l’utente finale.
I veivoli
Uber ha interpellato diverse compagnie per ottenere il supporto tecnico e il know-how necessario a realizzare i primi prototipi di questi veivoli (foto). Tra queste sembra essere la NASA ad aver stretto l’alleanza strategica più importante, formando un binomio all’avanguardia e intenzionato a puntare su alcune caratteristiche precise per valorizzare il proprio prodotto: elevate performance, adeguata attenzione alla sicurezza, scarso rumore ed emissioni inquinanti totalmente annullate. L’accordo è strategico soprattutto per dimostrare agli investitori -e agli analisti più scettici- che il progetto per le auto volanti è concreto e procederà con ulteriori evoluzioni nei prossimi due anni.
–Le perfomance: un fattore importante in termini di performance è in questo caso la rapidità con cui si si raggiunge l’altezza di crociera, assestata su qualche centinaio di metri, e di conseguenza la stessa celerità nella fase di atterraggio (entrambe le fasi dovrebbero impiegare non più di 30 secondi). La velocità che si raggiungerà orizzontalmente è invece pensata in relazione alle distanze che si devono coprire: per le tratte corte si prevede qualcosa intorno gli 80 km/h, che possono quadruplicare in caso di viaggi a lunga distanza; in ogni caso, un viaggio dal punto A al punto B, ancorché posti alle estremità di una città di notevoli dimensioni, non deve superare i 30 minuti di durata.
–La sicurezza: un’alternativa valida al car sharing tradizionale deve innanzitutto garantire un servizio sicuro. Considerando che le statistiche riportano un numero maggiore di incidenti in terra che in cielo, i VTOLs intendono allinearsi a questo trend e confermarlo, cercando addirittura di aumentare il divario in senso positivo. La parte più delicata potrebbe riguardare le rotte, che non devono ovviamente entrare in collisione; a tal fine verrà adibito un monitoraggio continuo del traffico aereo e delle condizione meteorologiche, il tutto verificato in tempo reale per comportarsi di conseguenza.
–La riduzione del rumore: I VTOLs sono pensati per agire nel cuore dei contesti urbani e alle stesse altezze di molte abitazioni; ciò rende fondamentale una limitazione del rumore prodotto, che si stima sarà circa la metà di quello generato da un camion in un complesso residenziale (indicativamente compreso tra i 75 e gli 80 dB, che oltretutto subirebbe un’ulteriore riduzione aumentando l’altitudine).
–Nessuna emissione di CO2: il settore dei trasporti è senza dubbio una delle principali cause delle emissioni di gas inquinanti nell’atmosfera, tanto che negli Usa rappresenta una porzione del 26% delle emissioni totali. Il mezzo elettrico non è soggetto a questa tipologia di inquinamento e anzi rappresenta una spinta sostenibile e significativa verso l’emergere e l’affermarsi delle fonti di energia rinnovabili, in sfavore dei combustibili fossili.
Le infrastrutture
Permettere ai veivoli un flusso scorrevole di via e vai sopra l’intera città significa una collocazione strategica delle infrastrutture, che unisca i punti cruciali e percorra le arterie del traffico con una logica ben definita. Essa si può dedurre con un’attenta analisi dei dati sulla domanda dei trasporti, focalizzandosi su variabili quali: le direzioni maggiormente percorse, dove esse si incrociano, le criticità in termini di ore di punta e di condizioni meteorologiche sfavorevoli.
Negli Usa sono presenti 5664 eliporti di cui 66 per uso privato; la maggior parte di queste sono ormai inutilizzati e dichiarati inattivi se non per atterraggi d’emergenza. Il loro potenziale risiede nell’essere alla giusta altezza e nelle zone più centrali degli agglomerati urbani, così da renderli papabili per un accesso rapido ai punti nevralgici della città (Los angeles, ad esempio, vanta almeno 40 eliporti utilizzabili nel suo sterminato downtown).
La scelta per la creazione di un modello sperimentale del servizio è ricaduta su San Francisco, dove la NASA ha trascorso gli ultimi due anni a sviluppare un primo prospetto -ipotetico ma realisticamente realizzabile- che tenesse conto di: morfologia del territorio, infrastrutture già presenti, variazioni climatiche. Idealmente, il tessuto della struttura è composto in primis dai “vertiports” (foto), ovvero piattaforme che possono ospitare fino a 12 mezzi e permettono ai passeggeri di eseguire le operazioni di imbarco e sbarco; ognuna di queste è a sua volta da vedersi come insieme di “vertistops”, ovvero le fermate autonome dove i VTOLs accolgono i viaggiatori.
La loro collocazione è di massima importanza non solo per rendere economicamente sensato e sostenibile il progetto, ma altresì per viaggiare in sicurezza in base alle varie direzioni e intensità in cui soffiano i venti. Almeno inizialmente le tratte dovranno seguire la costellazione di queste strutture, senza poter portare il cliente direttamente nei pressi della sua abitazione. Il gap verrà colmato dalle vetture tradizionali di Uber, che consiglieranno al cliente la stazione più comoda e lo condurranno sino ad essa.
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Conclusioni
Si tratta ovviamente di un progetto ambizioso quanto difficile da realizzare, sia per la prevedibile resistenza dell’utente medio in ottica sicurezza, sia perché l’azienda dovrà affrontare le restrizioni del tessuto legislativo in materia di permessi di volo, spesso molto ostiche nei centri abitati.
Sulla questione sicurezza si già espresso con scetticismo il CEO di Tesla, Elon Musk. “Il tuo stato d’ansia non diminuirebbe avendo degli affari che pesano un sacco e che ti ronzano sopra la testa” ha sostenuto a inizio anno, forse anche per favorire l’alternativa sotterranea che esso stesso ha ideato e che andremo ad analizzare nella seconda parte dell’articolo.
Ci terrei a concludere con un video esemplificativo di questa idea rivoluzionaria, che se a prima vista può sembrare una puntata della distopica serie tv Black Mirror, potrebbe invece trattarsi di un futuro -per citare lo slogan stesso del filmato- “Closer than you think”.
(la seconda parte dell’articolo sarà a breve sul nostro Blog!)